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Negli ultimi anni avrete sentito parlare spesso della mindfulness e dei benefici che comporta, sia in ambito personale che professionale, per chi la pratica con costanza.

Ma esattamente perché può essere utile per il nostro benessere sul posto di lavoro? Quali benefici concreti può portare nelle nostre vite?

Fin dagli anni ’70 ogni anno sono stati pubblicati decine e decine di studi sui benefici della meditazione e molti di questi studi si sono concentrati sulla mindfulness, che è una forma specifica di meditazione, che viene utilizzata da decenni in ambito clinico, proprio grazie alla sua comprovata efficacia, in particolare per ridurre ansia, stress e depressione.

Già da questa premessa ci appare evidente l’utilità pratica in ambito aziendale, dove ansia e stress possono raggiungere livelli tali da rendere la persona improduttiva se non addirittura di danneggiarla gravemente, come nei casi di burnout.

Se andiamo però a vedere a livello neurologico gli effetti della mindfulness capiamo perché è una pratica estremamente utile in ambito professionale.

Diversi studi hanno infatti evidenziato che la pratica costante della mindfulness per alcune settimane porta ad accrescimento della materia grigia nella zona della neocorteccia prefrontale, ossia quella parte del cervello deputata alle funzioni pratiche come l’organizzazione, la gestione, la progettazione e il controllo.

Oltre a ciò le analisi a posteriori sui cervelli dei partecipanti dei vari studi hanno evidenziato un aumento delle connessioni assoniche tra la neocorteccia prefontale e il sistema limbico, ossia quella parte della nostra mente deputata alla gestione delle emozioni.

Tale aumento delle connessioni tra queste due aree implica una maggior capacità di gestione e controllo delle emozioni, in particolare di quelle che riteniamo negative come la rabbia e la tristezza. In ambito professionale queste due modificazioni neuronali della mente si traducono in una maggior capacità di gestione delle situazioni pratiche e delle proprie reazioni emotive. In altre parole potremmo dire che la mindfulness ci permette di rendere la nostra mente più sana e flessibile, abbandonando schemi di pensiero e di comportamento rigidi e dannosi. Niente male, insomma.

 

Attraverso la misurazione dei tracciati encefalografici di persone in meditazione si è inoltre rilevato che tramite la mindfulness le onde cerebrali passano da gamma, tipici di una persona sotto stress, e beta, tipiche dello stato di veglia, ad onde alfa e theta, che invece sono quelle che sperimentiamo nelle diverse fasi del sonno. In pratica, per la mente, meditare equivale ad uno stato di riposo profondo, permettendo quindi una rigenerazione ed un recupero delle energie mentali.

Personalmente mi capita spesso di fare una meditazione verso il tardo pomeriggio e questo mi permette di continuare a lavorare fino a tardi con rinnovata energia.

 

Ma come è possibile rendere efficaci questi cambiamenti neuronali? La chiave di tutto è la pratica costante. Consideratelo come un allenamento: se dopo mesi sul divano provate ad andare a correre vi verrà il fiatone in meno di un minuto, ma con l’allenamento sarete in grado di correre una maratona. La mindfulness funziona esattamente nello stesso modo: più “allenerete” le nuove connessioni tramite la meditazione più queste saranno stabili e durature nel tempo.

In pratica la felicità e il benessere possono essere allenate e la mindfulness è un ottimo strumento per farlo!

 

Per quanto riguarda invece la pratica in sé non avremo qui la pretesa di spiegarvi in breve come meditare, ma su internet troverete infinite risorse per chi si avvicina alla mindfulness per la prima volta e su YouTube potete facilmente trovare sia meditazioni guidate che musiche di sottofondo che possono fare al caso vostro.

 

Ora non vi resta che chiudere gli occhi, ascoltare il vostro respiro e provare.

 

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