Secondo Alfred Adler, uno dei padri della psicologia, quasi tutti i nostri problemi derivano dai rapporti interpersonali: se ci pensate ogni nostra emozione deriva da qualcosa che, dal nostro punto di vista, non funziona nella relazione con gli altri.
Nel campo lavorativo, infatti, gli altri possono rappresentare un pericolo, ad esempio quando entriamo in competizione negativa con loro e sviluppiamo un senso d’inferiorità, oppure quando percepiamo i nostri colleghi come una minaccia per il nostro benessere.
A volte quando la nostra visione si cristallizza nel vedere gli altri come un pericolo può diventare estremamente difficile cambiare il nostro vissuto, o anche solo rendersi conto del fattore più importante, ossia che come percepiamo gli altri dipende esclusivamente da noi.
Ma come, potrebbe ribattere qualcuno, se il mio collega sparla di me mi sta oggettivamente danneggiando, non è una mia fantasia. Certamente, ma la gestione dei nostri rapporti è sempre sotto il nostro controllo ed è sempre possibile trasformare un rapporto di inimicizia in qualcosa di diverso.
Vediamo nel concreto come fare.
Prima di tutto possiamo provare a chiederci: quante delle persone con cui abbiamo a che fare le consideriamo in qualche modo ostili? A partire dallo sconosciuto al semaforo che ci suona dietro fino ad arrivare ai parenti più stretti, passando per i colleghi di lavoro.
Se il numero di coloro che consideriamo “nemici”, ossia tutti coloro verso i quali proviamo sentimenti negativi perché sentiamo che abbiamo subìto una qualche forma di attacco, è un numero alto allora già potremmo avere un valido indicatore che la nostra visione della realtà sia distorta, e che siamo noi a interpretarla negativamente.
È chiaro che le persone non sono “tutte cattive” e che la città non è popolata da individui malvagi che ce l’hanno con noi. In parte è la nostra visione della realtà a creare il nostro percepito, anche se, come vedremo, non è solo questa la ragione.
La buona notizia è che il nostro modo di vedere le cose è sempre sotto il nostro controllo e pertanto è sempre possibile cambiarlo.
Ricapitolando: il primo passo è la consapevolezza, il secondo è cambiare la propria visione.
Un terzo aspetto da considerare il nostro stesso comportamento. Può accadere infatti, che le persone si comportino oggettivamente male nei nostri confronti, apparentemente senza motivo. C’è da chiedersi però quanto il loro comportamento sia determinato dal nostro. Tendenzialmente infatti l’essere umano è portato a “rispecchiare” i comportamenti aggressivi. Se ci pensate è abbastanza intuitivo: se qualcuno vi insulta la vostra reazione sarà, probabilmente, di insultarlo a vostra volta. È naturale, è una sorta di istinto di sopravvivenza.
E se fossimo noi i primi ad aggredire, senza rendercene veramente conto? Pensate anche solo a quel cassiere del supermercato che vi ha risposto male e non vi ha accettato i bollini scaduti, quando magari voi per primi vi siete rivolti a lui in tono sgarbato o con sufficienza: la sua non è stata altro che una reazione spontanea. Fate una prova, la prossima volta che andate a fare la spesa salutate con un sorriso il cassiere; noterete che quasi sicuramente ricambierà con un sorriso a sua volta, dato che per fortuna funziona anche il principio inverso.
Anche nel caso in cui siamo aggrediti se ci pensate nessuno ci obbliga a rispondere sullo stesso piano di aggressività del nostro interlocutore. Come diceva il Buddha: “Se ti arrabbi con me ed io non mi offendo, non me la prendo (la tua rabbia), essa ricade su di te. Tu sarai l’unico a diventare infelice, ma non io. Tutto ciò che hai fatto, l’hai fatto a te.” Pensateci, la prossima volta che vi suonano al semaforo.
Quindi consapevolezza, visione del mondo e comportamento sono i primi tre elementi per non considerare gli altri come nemici. Ma come fare per trasformarli addirittura in alleati?
Per comprendere questo passaggio dobbiamo individuare cosa distingue un nemico da un alleato: il nemico è qualcuno che vuole qualcosa da noi, la nostra attenzione, la nostra energia, il nostro potere e così via. L’alleato invece è qualcuno che ci offre qualcosa: la sua attenzione, la sua amicizia, il suo aiuto, eccetera.
Semplicemente per trasformare gli altri in alleati dobbiamo applicare lo stesso principio del sorriso al cassiere e diventare noi per primi alleati per gli altri, offrendo loro quello che siamo in grado di offrire. Ovviamente senza strafare e senza annullarci, ma creando un equilibrio e rispettando i nostri confini e i nostri limiti.
Uscite però da una logica di do ut des: se ci aspettiamo di ricevere un ritorno il nostro “dare” avrà un’energia, un “sapore” sgradevole e l’altro sarà portato ad accorgersene, se non altro a livello inconscio, e non sarà mai nostro alleato. Quando le persone ricevono qualcosa in modo disinteressato tendono a restituire in maniera più generosa rispetto a quanto hanno ricevuto.
Quindi cambiate la vostra visione delle cose e siate voi per primi alleati degli altri, noterete il mondo cambiare con voi.
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